Santa Fregna una festa goliardica tutta ciociara, non ci credete?
Il 3 maggio e la sua antica storia goliardica
I frusinati si sono sempre contraddistinti per un certo spirito goliardico, per l’irriverenza e un’ironia che scorre per i vicoli del centro storico.
Tutti danno il meglio di sé durante il periodo carnevalesco, ma tra un vinello bianco gentile, che te lo dico a fare, la nota “passerina ciociara” e due fini fini, le storiche tagliatelle sottili locali, la voglia di scherzare e intonare stornelli scollacciati non manca mai.
"Santa Fregna" si festeggia davvero il 3 maggio, tra il sacro, poco a dire il vero e il profano, tantissimo. Si tratta di una tradizione popolare legata a Santa Elena Flavia Giulia, madre dell’imperatore Costantino, celebrata appunto il 3 maggio. La vediamo raffigurata con una croce, poiché recuperò molte reliquie importanti, compresa a quanto pare, la “vera croce”.
A dire il vero, il nome "Santa Fregna" deriva da un’interpretazione folkloristica e scherzosa un po’ criptica, ma anche molto veritiera. La "croce" trovata da Elena, simbolo del martirio di Cristo, è stata associata nella cultura locale al sesso femminile tanto ambito, visto come una "croce" dell’uomo per il desiderio sovente insoddisfatto. Diciamoci la verità, tanti che ne parlano, non “concludono” dai tempi dello Statuto Albertino, e quindi che avranno mai da festeggiare?
In ogni caso, questa storia ha dato vita a una festa pagana, godereccia (forse) dal nome curioso, che molti trovano “volgarotto”, ma quando si scherza, bisogna farlo fino in fondo, sempre che i signori uomini riescano ad arrivarci “fino in fondo”. Si tramanda oralmente da tempo immemorabile, come certi detti, proverbi e stornelli e, sia chiaro la festività non è ufficialmente riconosciuta, ma è ben nota in Ciociaria. Oh, gloriosa Santa Fregna, patrona pagana degli uomini di Frosinone!
No, non cercatela nei messali, non spulciate il calendario, perché questa santa, più che nei santuari, vive nella Ciociaria più goliardica e godereccia.
C’è anche una mezza idea di scegliere un giorno per festeggiare in “Pompa magna” hem, volevo dire in grande stile. Eppure ma una malcelata “preuderie”, un certo imbarazzo, fanno storcere il naso ai ben pensanti. Qualcuno alza il sopracciglio, almeno quello signori miei.
Comunque sta arrivando e come accade nel cuore del centro storico, probabilmente ci sarà la processione pagana, con una figura elevata in modo solenne e dalle fattezze vulvoinconfondibili e vaginoformiche inequivocabili.
Già vedo dalle finestre alcune signore fare capolino e farsi il segno della croce. E pensare che sono state giovani anche loro; basterebbe rispolverare la memoria o anche il marito. A volte una minestrina blu può svoltare la serata, hai visto mai!
E allora cari amici, preparate i calici, perché a Frosinone il 3 maggio si celebra la festa più scollacciata del calendario, così scollacciata che non ha nemmeno le mutande. Chissà se dalle alte sfere, prima o poi finalmente si deciderà d’istituirla sul serio questa festa. Immagino i gadget per le strade, i panini equivoci con salsiccia arrosto, le immaginette e il turismo soprattutto, che farebbe fare il sold out nel B&B. Poche chiacchiere, perché in epoca romana erano del tutto normali manifestazioni simili.
Immaginate le strade di Frosinone trasformate in un carnevale di allegria primaverile, dove il sacro si mescola al profano e il sarcasmo è la moneta corrente. Canzoni e battute al vetriolo, ammiccamenti e un attimo che arriva l’alba.
Qualcuno racconta, che la santa apparve in sogno a un oste locale, ordinandogli di organizzare una festa che facesse tremare i tavoli e ridere i sassi. E così fu! Provate a immaginare. Si parte con la processione delle risate, dove i fedeli sfilano brandendo forchette e calici di vino rosso, intonando canti che farebbero arrossire un camionista turco. L’effige di Santa Fregna, è un trionfo di curve e sorrisi sardonici, avvolta in un’aura d’ironia e sarcasmo. Il clou della festa? Il Gran Torneo della Battuta Caustica, dove i ciociari più taglienti si sfidano a colpi di freddure e doppi sensi, mentre la folla urla e applaude come se fosse allo stadio. I premi? Cesti di salsicce, bottiglie di Cesanese e l’ambitissimo titolo di “Re o Regina della Fregnaccia”.
Non mancherebbe la sagra della “fregnitudine”, con stand che servono polenta, ciambelle al vino e una misteriosa “zuppa di Santa Fregna” che nessuno sa bene cosa sia, ma che sparirebbe in un lampo.
E poi, diciamocelo: a Frosinone, sotto l’egida di Santa Fregna, le nonne dovrebbero sembrare uscite da un film di Fellini. Insomma, un inno alla vita, alla leggerezza e a quell’arte tutta ciociara di non prendersi mai troppo sul serio. Quindi, se passate da Frosinone il 3 maggio, unitevi alla festa. Questi uomini però non è che la raccontano giusta. Ne parlano troppo e frequentano poco le grazie femminili? Eccoli lì, li riconosci subito: siedono al bar, con un caffè ormai freddo e se gli chiedi quand’è stata l’ultima volta che hanno avuto un appuntamento, ti rispondono con un vago "eh, sai, il lavoro...".
Parlano di conquiste come generali che pianificano battaglie, ma il loro campo di guerra è il gruppo WhatsApp, dove sparano aneddoti gonfiatissimi e strategie da manuale mai testate. "Le donne, amico, devi farle ridere!" – dicono, mentre l’unica risata che provocano è quella della barista che li sente da anni. Hanno un’opinione su ogni tipologia femminile, ma se una donna vera entra nel raggio di tre metri, si trasformano in statue di sale, improvvisamente esperti di etichette di birre. Il paradosso è che più parlano, meno agiscono. La donna, nel frattempo, ha già capito tutto e sta ordinando un Uber. La verità? Parlare di donne è diverso che parlare con le donne. Troppe chiacchiere e pochi fatti! Buon 3 maggio e W Santa Fregna.